La guerra di Piero

Fabrizio De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999)

Dormi sepolto in un campo di grano,
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente.

Così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l’inferno
te ne vai triste come chi deve,
il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati, Piero, fermati adesso,
lascia che il vento ti passi un po’ addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce,
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.

Sparagli, Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue,
cadere in terra a coprire il suo sangue.

E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore.

E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede e ha paura
ed imbracciata l’artiglieria,
non ti ricambia la cortesia.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.

Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio,
Ninetta bella dritto all’inferno
avrei preferito andarci d’inverno.

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile,
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in un campo di grano,
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

2 thoughts on “La guerra di Piero

  1. Grazie Renata,

    per ricordare il grande De André.

    Poi, con questa…. poesia direi.

    Ancora giusta, purtroppo, di questi tempi… in cui ancora vediamo con orrore “gli occhi di un uomo che muore” e tante vite “crepare di maggio”.

    un abbraccio,

    g

  2. De André provoca sempre dei brividi, suscita emozioni profonde e riflessioni.

    Il messaggio di questa poesia in musica è più che mai attuale.

    Grazie per averla proposta.

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